Articolo originariamente pubblicato il 7 ottobre 2015 su saggiamente.com MacAdemia: 7 suggerimenti per una scrittura più produttiva.
Revisionato e ampliato il 02/05/2020 per la pubblicazione su perspective on
Scrivere è principalmente una questione di idee. Certo! Tuttavia, certi metodi, strumenti e tecniche hanno un impatto notevole sulla produttività e sulla qualità di quello che possiamo produrre. Molti di voi avranno riconosciuto nell’immagine di apertura Francis Underwood che usa la sua macchina da scrivere. Questa è la scena di House of Cards in cui Frank, letteralmente, rispolvera la sua vecchia “Underwood” per scrivere una efficace – quanto falsa – lettera al presidente Garrett Allan Walker.
Grazie a quella lettera, Francis riesce a riconquistare la fiducia del suo Presidente. L’uso della macchina da scrivere ha generato un linguaggio e l’idea di un contenuto più vero, forse solenne. In questo articolo mi occuperò di produttività della scrittura, fornendovi alcuni utili suggerimenti per migliorarla. Questi riguardano l’utilizzo di metodi e software.
Scrivere un elaborato è una attività che molto spesso può sembrarci logica: inizio da un documento vuoto, sviluppo un’idea della struttura che il testo dovrà assumere e proseguo nella stesura. Un viaggio dalle premesse alla conclusione. Tuttavia, il processo è molto spesso iterativo e presenta dei passaggi cruciali.
Nella mia esperienza ho notato che vi sono diverse relazioni tra il modo in cui elaboriamo dei concetti, descrivendone gli aspetti principali all’interno di un testo, e gli strumenti che usiamo a questo scopo. Tali “strutture” influenzano il modo in cui ci relazioniamo con il testo. Si creano delle relazioni che anche se non sono immediatamente evidenti, sono presenti. Ad esempio, se durante una lettura volessimo catturare alcuni concetti chiave, l’utilizzo di un blocco note ci consentirebbe maggiore libertà espressiva (uso di frecce, blocchi, immagini) rispetto all’uso di un word processor che probabilmente ci indurrebbe a comporre frasi e periodi. Non voglio dire che uno sia giusto e l’altro no, dipende come sempre dallo scopo.
In questi mesi di lavoro al mio progetto di ricerca (era il 2015 quando ho inizialmente scritto questo articolo, ndr), ho letto alcuni libri sulla scrittura dedicati agli early stage researcher. Volumi che raccontano esperienze, metodi, tecniche e suggerimenti di chi un PhD l’ha completato. Su Amazon in eBook ce ne sono diversi, se interessati conviene dare un’occhiata.
Tra questi, un paio di libri hanno catturato la mia attenzione poiché, più completi degli altri, riportano una ampia letteratura sul tema, dispensano consigli pratici e segnalano anche diversi blog. Alla luce di questi volumi e della mia esperienza quotidiana con la scrittura, qui di seguito, in 7 punti, vi riporto alcuni insight unitamente a consigli personali.
1. Uso di scheletri
La revisione della letteratura è la fase più complessa, la salita. In questa è necessario rivedere, volare sulla conoscenza su uno specifico argomento e allo stesso tempo planare su determinati aspetti.
Si tratta di mostrare, dimostrare, di conoscere lo stato dell’arte riguardo alla letteratura scientifica su un dato problema/argomento; di padroneggiare i temi principali e di essere in grado di costruire – attraverso un uso adeguato e corretto del lavoro altrui – su quel corpo di conoscenza, aggiungendo “un pezzetto nuovo di sapere”. In questo senso, la revisione della letteratura serve a far emergere e identificare un gap di conoscenza o – in alternativa – a “problematizzare” con certe consapevolezze che fanno parte della “conoscenza esistente”.
Alvesson, Mats, and Jörgen Sandberg. 2011. “Generating Research Questions through Problematization.” Academy of Management Review 36 (2): 247–271.
Sandberg, Jörgen, and Mats Alvesson. 2011. “Ways of Constructing Research Questions: Gap-Spotting or Problematization?” Organization 18 (1): 23–44. doi:10.1177/1350508410372151.
Da un punto di vista pratico, nell’analisi della letteratura dobbiamo riportare il pensiero, le idee di un autore o i findings di certi studi. In questo senso, si tratta di sviluppare un intellectual journey che esplori un dato argomento e che sviluppi un dibattito tra i diversi autori. Ci sono vari modi per farlo: Graff and Birkenstein nel libro They say / I say: the moves that matter in persuasive writing propongono l’uso di template quando si tratta di innestare il pensiero altrui nel nostro testo per sviluppare un argomento.
Questi scheletri possono essere utilizzati per analizzare criticamente il pensiero altrui e per mettere a nudo quanto chiarito da altri su un tema di nostro interesse. In particolare, in questa fase l’uso dei verbi è di fondamentale importanza. Serve a dare tono alle idee e al lavoro di altri autori. L’utilizzo di tali scheletri richiede che prima sia riportato il pensiero dell’autore che andiamo a citare – molto spesso letteralmente – cui segue la spiegazione delle ragioni che sorreggono tale citazione. Ripetere questa struttura ci consente di creare un dibattito utilizzando il lavoro altrui in modo adeguato e costruttivo. A partire da questa “discussione” è possibile far emergere contrasti e assonanze presenti in letteratura e utilizzare tali elementi per sostenere le nostre ipotesi di lavoro.
2. Mappe e diagrammi
Si può scrivere riga dopo riga ma certe volte si rischia di fare “due passi indietro ed uno avanti”. Quando si è gia iniziato un lavoro si è riluttanti ad abbandonare mouse, tastiera e word processor per realizzare una mappa o un diagramma. Si pensa che siano step preliminari, tuttavia un pensiero più aperto, sintetico e schematico può essere d’aiuto nel proseguire un lavoro, che altrimenti rischia di rimanere in stallo per lungo tempo o soggetto a diverse revisioni. L’immagine qui di seguito riporta un semplice schema riguardo agli argomenti che potrebbero far parte di un testo di economia aziendale. Ciascun nodo potrebbe essere a sua volta espanso, più in dettaglio.
Questo semplice diagramma riesce a fornire una chiara idea di quali aree di conoscenza sono collegate al tema centrale e come queste possono essere ulteriormente esplose ad un livello di dettaglio maggiore. In questo modo possiamo avere contezza, con un colpo d’occhio, delle aree di sovrapposizione e di contatto tra i temi di cui il nostro lavoro si occuperà; non in ultimo focalizzare meglio la gerarchia dei concetti.
3. Word processor
Il software è il nostro ambiente di lavoro. Microsoft Word, Pages, Open Office o Google doc sono ottimi software senza dubbio. Essi però sono creati a partire dall’idea che all’utente servano delle pagine – una di seguito all’altra – pronte per essere riempite di testo. Non sono un esperto della storia dello sviluppo di questi programmi, ma si vede che sono stati sviluppati come sostitutivi della carta e della macchina da scrivere. Come se si trattasse solo di trasferire dei contenuti dall’analogico al digitale. Programmi come Scrivener ad esempio ribaltano questa idea. La scrittura di un testo complesso richiede che prima venga delineata la struttura e poi che questa sia realizzata pezzo per pezzo, attraverso frammenti che possano essere riorganizzati liberamente. Ciò che serve è un ambiente dove il contenuto delle diverse sezioni abbia prevalenza sul layout. A questo scopo, Microsoft Word si rivela poco pratico perché non consente di mostrare con un colpo d’occhio come le diverse sezioni di un testo complesso, come ad esempio la bozza di un volume da 300 pagg. Per poter avere un controllo di questo tipo sul nostro testo l’unica è realizzare un indice che – almeno – consente di “saltare” da una sezione all’altra, senza tuttavia permetterci di muovere una sezione da un capitolo all’altro con semplicità.
4. Tempo da dedicare alla scrittura
Quando siamo a corto di tempo tendiamo a non alzarci dalla scrivania. È difficile da fare, ma in queste occasioni bisogna allocare il tempo necessario alla creazione di un frammento di testo e poi un fare break. Sembra che nella giornata di una persona esistano due ore di picco di produttività (non ricordo la fonte, ma l’ho letto). Focalizzarsi su quelle due per generare del buon testo è una strategia che funziona quando si ha messo a fuoco cosa scrivere. Utilizzare il resto del tempo per rivedere, per fare editing e per la lettura. Inoltre, per scandire le sessioni di lavoro c’è chi propone la tecnica del pomodoro.
5. L’introduzione alla fine, prima andare al sodo!
All’inizio di un nuovo capitolo o argomento si presenta il problema di come introdurre il lettore. Si esita quindi sulla soglia del tema centrale per diverso tempo. Howard Becker nel libro “Writing for Social Scientists“ consiglia di preoccuparsi alla fine delle introduzioni agli argomenti. Scrivendo per frammenti, le introduzioni possono servirci poi per collegare i vari pezzi.
“Possiamo introdurre a qualcosa se non l’abbiamo ancora scritta?”
Becker, Howard S. 2010. Writing for Social Scientists: How to Start and Finish Your Thesis, Book, or Article. Chicago: Chicago University Press.
6. Scrivi velocemente, poi rivedi
Quando il tempo è poco, nelle bozze possiamo concederci sbavature, ripetizioni e termini non perfettamente a fuoco come vorremmo. Di certo non possiamo restare nell’attesa di trovare la migliori parole per esprimere un concetto. A questo scopo dedicheremo l’editing a distanza di 15/30 minuti. Breve scrittura, stop e revisione. Ripetere.
7. Valuta e ri-valuta quanto hai prodotto
Allocare giornalmente del tempo alla rilettura di quanto prodotto consente di risolvere conflitti nel testo, incongruenze, salti logici, nonché comprendere gli errori e migliorare le proprie capacità di scrittura. Una revisione complessiva del proprio lavoro deve essere programmata settimanalmente. Queste revisioni sono in grado di stabilire gli achievement, hanno effetto sul morale e sono conducenti al fare bene.
Se ci stiamo pre-occupando di una consegna, siamo prossimi ad una deadline per l’inoltro di un paper per una conferenza, siamo alle prese con la redazione della tesi di dottorato, o stiamo semplicemente lavorando ad una presentazione in power point per la lezione della settimana successiva, certi strumenti, tecniche, routine, modalità, mindset, possono aiutarci. Il presupposto, però, è sempre il contenuto.
Durante la carriera accademica fallire un obiettivo del genere può comportare che molto sacrificio finisca nel nulla. In quest’ottica è fondamentale produrre contenuti originali e di qualità. Pertanto, poter migliorare la propria produttività libera del tempo prezioso da poter dedicare alla ricerca con notevole impatto sulla sostanza del nostro lavoro.